Il Metodo Scientifico nella Ricostruzione del Crimine secondo Bevel e Gardner

La ricostruzione del crimine rappresenta un’applicazione del metodo scientifico nel contesto delle indagini forensi e in questo caso vogliamo analizzarlo basandoci sulla spiegazione che danno Bevel e Gardner nella loro opera Bloodstain Pattern Analysis With An Introduction to Crime Scene Reconstruction. Questo processo si basa sull’osservazione degli effetti visibili di un’azione criminale e sulla successiva formulazione di ipotesi per spiegare tali effetti. Seguendo un rigoroso protocollo scientifico, le ipotesi vengono testate attraverso prove fisiche, analisi di laboratorio e sperimentazioni controllate. Se le evidenze smentiscono l’ipotesi, quest’ultima viene scartata e si procede con una nuova formulazione.

L’approccio scientifico applicato al crimine

Il metodo scientifico nella ricostruzione del crimine segue gli stessi principi della ricerca accademica. Gli investigatori osservano i risultati di un evento, formulano un’ipotesi sulle cause, e progettano esperimenti o confronti per verificarla. Questo approccio garantisce che ogni teoria sia sostenuta da dati concreti, riducendo al minimo il rischio di interpretazioni errate.

Ad esempio, immaginiamo di osservare un vaso rotto sul pavimento e delle impronte di un gatto vicino al luogo dell’incidente. L’inferenza immediata potrebbe essere che il gatto abbia spinto il vaso giù dal tavolo. Tuttavia, la scoperta di segni di denti di un cane sulla tovaglia potrebbe portare a una conclusione completamente diversa, illustrando l’importanza di esaminare tutte le prove disponibili prima di stabilire una teoria.

Un caso pratico: la pallina di creta

Consideriamo un’ipotetica scena in cui una pallina di creta è trovata sul pavimento con un lato appiattito. L’osservazione iniziale suggerisce che la pallina sia caduta. Per confermare questa teoria, è possibile condurre un esperimento. Si possono creare palline di creta simili, farle cadere da diverse altezze e confrontare le dimensioni delle aree appiattite per determinare l’altezza da cui è caduta la pallina originale.

Complichiamo ora lo scenario: vicino al muro si trova una seconda pallina con due lati appiattiti e una macchia sul muro. Analizzando questa situazione, si può formulare l’ipotesi che un lato si sia appiattito contro il muro e l’altro sul pavimento. Confrontando le misurazioni della macchia sul muro e le caratteristiche della pallina, si può ricostruire la sequenza degli eventi, applicando logica e metodo scientifico.

La verifica delle ipotesi

Un esperimento mirato a confermare l’ipotesi potrebbe consistere nel creare palline di creta simili e testarle contro il muro per replicare la macchia. Misurando le caratteristiche della macchia e comparandole con la scena del crimine, è possibile avvalorare o confutare la teoria.

L’importanza di un metodo rigoroso

L’uso del metodo scientifico nella ricostruzione del crimine non è solo un esercizio teorico, ma un mezzo fondamentale per garantire che le conclusioni siano basate su prove solide e verificabili. Ogni elemento, dalla posizione degli oggetti sulla scena del crimine ai risultati di laboratorio, deve essere considerato con attenzione. Solo così si può avvicinarsi alla verità, supportando le indagini investigative e il processo legale con rigore e precisione.

Questo approccio non solo riduce la possibilità di errori, ma assicura che ogni ipotesi venga validata o respinta in base ai fatti, contribuendo così a un sistema di giustizia più giusto ed efficace.

Se siete interessati a un approfondimento sul metodo scientifico nell’investigazione allora potreste trovare soddisfacente il libro “La scienza dell’investigazione: logica dell’analisi e della scoperta investigativa” di Luca Gariboldi, investigatore titolare di licenza di Lumen Investigazioni Srl.

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